lunedì 26 marzo 2012

21 marzo: una giornata per ricordare le vittime di mafia

Il 21 marzo non è solo il primo giorno di primavera, ma anche il simbolo della speranza che si rinnova. Dal 1996 si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. E' occasione di incontro con i familiari delle vittime che nelle varie associazioni contro le mafie hanno trovato la forza di risorgere dal loro dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace.
A Reggio Emilia il Comune in collaborazione con Centro sociale Papa Giovanni XXIII e Libera il 21 e 22 marzo scorsi hanno promosso la prima rassegna "Rassegna della legalità", un fitto programma di
letture, incontri, iniziative, happening, proiezioni in memoria delle vittime della criminalità organizzata e per parlare di legalità e contrasto alla mafia.
In questi giorni l'arte unito tutti, dai più piccoli delle scuole elementari della città e della provincia ai ragazzi delle superiori. Dall'aula magna dell'Università di Reggio con la premiazione degli studenti partecipanti al concorso fumettistico "Samuela Solfitti", al Liceo Scientifico Spallanzani dove NoveTeatro, all'interno del progetto Teatro e Legalità, ha proposto un cine racconto "Fatto di persone" fino ad arrivare all'arte pop del writer Stone, che in Piazza Prampolini stende un lenzuolo bianco con il monito "Coloriamo le mafie", che dopo un'ora si è trasformato in un patchwork di calligrafie, frasi d'autore, pensieri di legalità.




venerdì 16 marzo 2012

venerdì 9 marzo 2012

Ma quale Mafia!

Nel 2011 il Sindaco Vittorio Sgarbi continua a ripetere che a Salemi la mafia non esiste, che in Sicilia la mafia non esiste più! Fa perfino appendere dei manifesti formato maxi, con tanto di firma: Ma quale mafia! Cittadini, ribellatevi.  Il 6 febbraio 2012 viene chiesto lo scioglimento del Comune di Salemi per infiltrazioni mafiose. Commento di Vittorio Sgarbi, dopo le dimissioni: "Non me n'ero accorto”.
Ieri sono stati notificati quattro arresti per il capomafia palermitano Salvatore Madonia, 51 anni, Vittorio Tutino, 41 anni, Salvatore Vitale, 61 anni, tutti già detenuti e l’ex pentito di Sommatino (Caltanissetta), Calogero Pulci, 52 anni.
Davanti alla tazzina di caffè e al mio pc per la quotidiana rassegna stampa stamattina un titolo mi è balzato all’occhio: “Via D’Amelio, quattro arresti per la strage I Pm: Borsellino tradito da un carabiniere”.
E il caffè è andato automaticamente di traverso.
Dopo anni la paura più grande si insidia nell’anima degli italiani: quanto è colpevole una parte dello Stato  per la strage dove Paolo Borsellino e la sua scorta hanno perso la vita? Quanto Cosa Nostra è stata in grado di insinuarsi nella nostra vita quotidiana a minare pace e serenità ormai tanto precarie?


Salvo Palazzolo scrive: "La Dia ha notificato ordinanze in carcere al boss Salvino Madonia, che avrebbe partecipato alla riunione in cui si decise la morte del giudice, e ad altri due esecutori dell'eccidio avvenuto il 19 luglio 1992. Manette a Calogero Pulci, ritenuto un falso pentito. La Procura di Caltanissetta boccia anche Massimo Ciancimino ("Inattendile") e avanza un'ipotesi drammatica per il movente della strage: Borsellino era di ostacolo per la trattativa Stato-mafia. Ecco l'atto d'accusa dei magistrati.”
E Silvia Amadori nel suo blog sulla legalità ricorda le parole della vedova Borsellino: "Il 15 luglio, verso sera, conversando con mio marito in balcone lo vidi sconvolto, mi disse testualmente: Ho visto la mafia in diretta, perché mi hanno detto che il generale Subranni era “punciutu”.. Punciutu in gergo significa mafioso. Non ha la forza di continuare a commentare queste notizie, perché il pensiero del drammatico evento fa ancora troppo male: il magistrato che prima sorrideva, i suoi resti e i resti dei ragazzi della scorta sbalzati negli edifici, la vedova Borsellino rimasta sola con la sua dignità, la figlia di Paolo costretta a riunire i pezzi del padre la ammutoliscono.


Come ammutolisce tutti noi.
Non per omertà, ma solo perché davanti a tale atrocità non ci sono parole!

giovedì 8 marzo 2012

Donne: le vere eroine della mafia

Graziella lavorava in una lavanderia a Villafranca Tirrena. La giovane scomparve a Villafranca Tirrena dopo essere uscita dalla lavanderia dove lavorava, la sera del 12 dicembre 1985. Allora il negozio era frequentato da due clienti che si presentano come l'ingegner Toni Cannata e il geometra Gianni Lombardo, di Palermo. In realtà sono Gerlando Alberti junior (nipote di Gerlando Alberti senior, soprannominato 'u paccarè, il furbo, braccio destro di Pippo Calò) e Giovanni Sutera, pericolosi latitanti ricercati per associazione mafiosa e traffico di droga. Da anni abitano in una villetta a Villafranca, a due passi dalla caserma dei carabinieri. Il destino fa incrociare i mafiosi con quella ragazza dai grandi occhi scuri. L’unica colpa della ragazza: trovare negli indumenti dell'ingegner Cannata un documento in cui veniva rivelata la sua vera identità, Gerlando Alberti jr, nipote latitante del boss Gerlando Alberti senior.
La sera del 14 dicembre Graziella non sale sulla corriera che la riporta a casa. Due giorni dopo, il cadavere viene trovato a Forte Campone, un luogo isolato, che fa paura: uccisa con cinque colpi di lupara, uno sparato sul viso. La ragazza è sfigurata, con un braccio alzato come per difendersi.

All’innocente donna siciliana finita per caso nel mirino della mafia, oggi viene dedicata “Cascina Graziella”, un bene confiscato a Francesco Pace, imprenditore originario di Paceco (successore di Vincenzo Virga, luogotenente di Bernardo Provenzano), e si trova a Moncalvo d’Asti. In prospettiva, nel bene confiscato nascerà una cooperativa di lavoro in cui saranno impiegate le donne residenti in un centro socio-assistenziale, in cui saranno ospitate donne vittime di dipendenze (alcol, droga, gioco) e di abusi.

La provincia di Reggio Emilia celebrerà la festa delle donne all’insegna di Donne e Legalità: venerdì 9 marzo alle 17 presso la Sala del Consiglio Provinciale con l'iniziativa Pratiche di pace contro la mafia ci saranno le drammatiche testimonianze di donne che hanno avuto il proprio destino segnato dalla mafia.
Piera Aiello, Petra Reski, Daniela Dioguardi e Angela Lanza sono le prime testimoni di giustizia che, grazie al loro coraggio coraggio, hanno infranto il muro dell'omertà pagando un prezzo altissimo. E' la storia di donne come Piera Aiello e della cognata Rita Atria, morta suicida dopo la strage di via D'Amelio. E' la storia delle "donne del digiuno" palermitane che nell'estate del 1992 si ribellarono alla spirale di violenza culminata in Sicilia con la morte dei giudici Falcone e Borsellino.

Questo incontro è dedicato alle donne, che con la loro forza si  ribellano al sistema quali operatrici di pace e giustizia per avere una società più giusta e equilibrata, un mondo nuovo in cui donna non è solo sinonimo di abuso e subordinazione.

lunedì 5 marzo 2012

Gomorra, l'incredibile viaggio nel mondo criminale della camorra

"Comprendere cosa significa l'atroce, non negarne l'esistenza, affrontare spregiudicatamente la realtà".
E' questo aforisma di Hannah Arendt che noi tutti dovremmo considerare come nostro mantra per guardare in faccia senza timore il Sistema malato che governa la nostra esistenza dietro le quinte.
Roberto Saviano nelle sue opere-documento ha ricomposto in modo disincantato e spregiudicato le spericolate logiche economiche-finanziare dei clan del napoletano e del casertano, trascinando i lettori in un abisso anomalo e visionario in cui nessuna immaginazione è in grado di arrivare.

Gomorra, la pubblicazione che gli deve il suo successo mondiale, racconta con vivida chiarezza le dinamiche del mondo economico della camorra.

Io so e ho le prove. Io so come hanno origine le economie e dove prendono l'odore. L'odore dell'affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto. Io so. E la verità della parola non fa prigionieri perché tutto divora e di tutto fa prova. E non deve trascinare controprove e imbastire istruttorie. Osserva, soppesa, guarda, ascolta. Sa. Non condanna in nessun gabbio e i testimoni non ritrattano. Nessuno si pente. Io so e ho le prove. Io so dove le pagine dei manuali d'economia si dileguano mutando i loro frattali in materia, cose, ferro, tempo e contratti. Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra. Non ho video compromettenti in garage nascosti in inaccessibili paesi di montagna. Né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni. Io vedo, trasento, guardo, parlo, e così testimonio, brutta parola che ancora può valere quando sussurra: "È falso" all'orecchio di chi ascolta le cantilene a rima baciata dei meccanismi di potere. La verità è parziale, in fondo se fosse riducibile a formula oggettiva sarebbe chimica. Io so e ho le prove. E quindi racconto. Di queste verità.

Ecco. Questa è la forza della parola, che ci rende liberi fintanto che avremo il coraggio di raccontare la nostra verità.




giovedì 1 marzo 2012

Giuseppe Ayala al Teatro della Rocca di Novellara

Domenica 25 febbraio Carlotta Ghizzoni e Domenico Ammendola - rispettivamente presidente e direttore artistico di NoveTeatro - hanno avuto l'onore di conoscere Giuseppe Ayala, al Teatro della Rocca di Novellara in occasione della kermesse che ruota attorno all'annuale concerto dei Nomadi.


Dopo avere intrattenuto il pubblico nell’incontro «Troppe coincidenze», il famoso magistrato e politico che ha lavorato per anni nel pool antimafia di Palermo, si è fermato a confrontarsi con noi, Youssef Salmi (assessore all'associazionismo e giovani del comune di Novellara) e Barbara Cantarelli (vice-sindaco del comune di Novellara).


Ci ha svelato che la mafia nel corso della storia si è adattata ai cambiamenti dell'economia e della società. Per capirlo - sostiene Ayala - io cito sempre l'esempio della Pizza Connection, che è anche una vicenda abbastanza conosciuta (ci sono stati dei film, se ne è parlato).
La Pizza Connection era un meccanismo che noi abbiamo scoperto. L'eroina non esiste in natura: l'eroina è un derivato chimico della morfina base. La morfina base giungeva dai paesi mediorientali nel palermitano. Lì c'erano le "raffinerie" di droga, che trasformavano questa morfina base in eroina. L'eroina veniva collocata sul mercato americano, newyorkese in particolare. Il danaro ricavato attraverso "paradisi valutari" veniva versato tutto in banche svizzere. Nelle banche svizzere avvenivano le transazioni: si pagava la materia prima. Quello che rimaneva del guadagno, in parte si reinvestiva all'estero, in parte veniva reinvestito in Italia.
Questo è lo schema che vi dà la dimensione, anche planetaria, della capacità di fare affari della mafia.