Graziella lavorava in una
lavanderia a Villafranca Tirrena. La giovane scomparve a Villafranca Tirrena
dopo essere uscita dalla lavanderia dove lavorava, la sera del 12 dicembre
1985. Allora il negozio era frequentato da due clienti che si presentano come
l'ingegner Toni Cannata e il geometra Gianni Lombardo, di Palermo. In realtà
sono Gerlando Alberti junior (nipote di Gerlando Alberti senior, soprannominato
'u paccarè, il furbo, braccio destro di Pippo Calò) e Giovanni Sutera,
pericolosi latitanti ricercati per associazione mafiosa e traffico di droga. Da
anni abitano in una villetta a Villafranca, a due passi dalla caserma dei
carabinieri. Il destino fa incrociare i mafiosi con quella ragazza dai grandi
occhi scuri. L’unica colpa della ragazza: trovare negli indumenti dell'ingegner
Cannata un documento in cui veniva rivelata la sua vera identità, Gerlando
Alberti jr, nipote latitante del boss Gerlando Alberti senior.
La sera del 14 dicembre Graziella non sale sulla corriera che la riporta a
casa. Due giorni dopo, il cadavere viene trovato a Forte Campone, un luogo
isolato, che fa paura: uccisa con cinque colpi di lupara, uno sparato sul viso.
La ragazza è sfigurata, con un braccio alzato come per difendersi.
All’innocente donna siciliana finita per caso nel mirino della mafia, oggi viene
dedicata “Cascina Graziella”, un bene confiscato a Francesco Pace,
imprenditore originario di Paceco (successore di Vincenzo Virga, luogotenente
di Bernardo Provenzano), e si trova a Moncalvo d’Asti. In prospettiva, nel
bene confiscato nascerà una cooperativa di lavoro in cui saranno impiegate le
donne residenti in un centro socio-assistenziale, in cui saranno ospitate donne
vittime di dipendenze (alcol, droga, gioco) e di abusi.
La provincia di Reggio Emilia celebrerà la festa delle donne all’insegna di Donne e Legalità: venerdì 9 marzo alle
17 presso la Sala del Consiglio Provinciale con l'iniziativa Pratiche di
pace contro la mafia ci saranno le drammatiche testimonianze di donne che
hanno avuto il proprio destino segnato dalla mafia.
Piera Aiello, Petra Reski, Daniela Dioguardi e Angela Lanza sono le prime testimoni
di giustizia che, grazie al loro coraggio coraggio, hanno infranto il muro dell'omertà pagando un prezzo altissimo. E' la
storia di donne come Piera Aiello e della cognata Rita Atria, morta suicida
dopo la strage di via D'Amelio. E' la storia delle "donne del
digiuno" palermitane che nell'estate del 1992 si ribellarono alla spirale
di violenza culminata in Sicilia con la morte dei giudici Falcone e Borsellino.
Questo incontro è dedicato alle donne, che con la loro forza si ribellano al sistema quali operatrici di pace e giustizia per avere una società più giusta e equilibrata, un mondo
nuovo in cui donna non è solo sinonimo di abuso e subordinazione.
Blog di discussione e di denuncia creato per i cittadini sul tema della lotta alla criminalità organizzata e alle mafie, legato al progetto TEATRO E LEGALITA' di NoveTeatro, promosso dalla della Regione Emilia Romagna ai sensi del L.R. n° 3/2011 “Misure per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso".
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