lunedì 5 marzo 2012

Gomorra, l'incredibile viaggio nel mondo criminale della camorra

"Comprendere cosa significa l'atroce, non negarne l'esistenza, affrontare spregiudicatamente la realtà".
E' questo aforisma di Hannah Arendt che noi tutti dovremmo considerare come nostro mantra per guardare in faccia senza timore il Sistema malato che governa la nostra esistenza dietro le quinte.
Roberto Saviano nelle sue opere-documento ha ricomposto in modo disincantato e spregiudicato le spericolate logiche economiche-finanziare dei clan del napoletano e del casertano, trascinando i lettori in un abisso anomalo e visionario in cui nessuna immaginazione è in grado di arrivare.

Gomorra, la pubblicazione che gli deve il suo successo mondiale, racconta con vivida chiarezza le dinamiche del mondo economico della camorra.

Io so e ho le prove. Io so come hanno origine le economie e dove prendono l'odore. L'odore dell'affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto. Io so. E la verità della parola non fa prigionieri perché tutto divora e di tutto fa prova. E non deve trascinare controprove e imbastire istruttorie. Osserva, soppesa, guarda, ascolta. Sa. Non condanna in nessun gabbio e i testimoni non ritrattano. Nessuno si pente. Io so e ho le prove. Io so dove le pagine dei manuali d'economia si dileguano mutando i loro frattali in materia, cose, ferro, tempo e contratti. Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra. Non ho video compromettenti in garage nascosti in inaccessibili paesi di montagna. Né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni. Io vedo, trasento, guardo, parlo, e così testimonio, brutta parola che ancora può valere quando sussurra: "È falso" all'orecchio di chi ascolta le cantilene a rima baciata dei meccanismi di potere. La verità è parziale, in fondo se fosse riducibile a formula oggettiva sarebbe chimica. Io so e ho le prove. E quindi racconto. Di queste verità.

Ecco. Questa è la forza della parola, che ci rende liberi fintanto che avremo il coraggio di raccontare la nostra verità.




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